DRAMMA URICO IN QUATTRO ATTI
DA RAPPRESENTARSI
1/ AUTUNNO DEL 1*4*
TORINO
tipografia dei fratelli fatale
• *
S.iii perni u* Attui
Si vende dal libraio Lorenzo Cora sotto i portici di Piazza Castello
sull’ angolo delia contrada di Po verso il il. Teatro.
Poesia di G. Sacchéro.
Musica del Maestro
A LE SS A B! DUO IV I IV I.
La Poesia e la Musica sono di esclusiva proprietà degli Appal¬
tatori dei RR. Teatri di Torino, FRATELLI FA VALE; perciò
essi dichiarano di voler godere dei privilegi accordati dalle R.
Patenti del 28 di febbraio 1820, avendo adempiuto a quanto esse
prescrivono. Dichiarano inoltre di volersi valere del disposto dalle
veglianti Leggi e Convenzioni dirette a guarentire le proprietà
scientifiche, letterarie ed artistiche, e che perciò agiranno rigo¬
rosamente contro chiunque ardisse di contravvenire a! le medesime.
MUSIC LIBRARY
UNC-CHAPEl HILL
PEKSOXA&GI ATTOISS
CORRADO, Corsaro. Dobrski Giuliano
MEDORA.
Vigli ardi Rosa
ANSELMO.
N. N.
SEID , Pascià di Corone. Cali ari Luciano
GULNARA. De Ansòtegui Giuseppa
Corsari — Donne — Ancelle di Medora
— Capitani e Soldati Turclii — Almas —
Schiavi e Schiave.
La scena , parte è in un isola dell ’ Egeo ,
parte a Corone . — Secolo Wlll.
Maestro concertatore delle Opere
Fabbrica Luigi
Primo Maestro deli ’ Accademia Filarmonica
di Torino.
Maestro-Istruttore dei Cori
Buzzi Giulio.
%
Altro Maestro in sostituzione del sig. Buzzi
e Suggeritore
Minocchio Angelo.
Direttore degli Spettacoli d' Opera
Guidi Francesco
Poeta drammatico de7 BR. Teatri,
Primo violino e Direttore d orchestra
Ghebart Giuseppe
Direttore Generale della Musica istrumentale
della Reai Cappella e Camera, e Primo Virtuoso di Camera di S. M.
Primo violino e Direttore della musica dei Balli
Gabetti Giuseppe.
Capo dei 2.di violini- Opera
Primo violino di spalla
Capo dei 2. di violini - Balli
Prime viole j
Primi inoloncelli j
Primi contrabbassi |
Primi flauti j
Ottavino
Primo oboe
Primi clarini j
Primi fagotti j
Primi corni j
Prima Tromba
Primo trombone
Arpa
Timpani
Cervini Giuseppe
Forzano Pietro
Simondi Giovanni
Unia Giuseppe - Opera
Bale^no Fr. - Balli
Casella Pietro - Opera
Cervini Pietro - Balli
Anglois Giacomo - Op.
Casati Giovanni - Balli
Bomanino Camillo - Op.
Prato Agostino - Balli
Daniele Pietro
Vinatieri Carlo
Valable Massime- Opera
Bojero Giovanni - Balli
Baspi Michele - Opera
Buccinelli Eug. - Balli
Belloli Giovanni
Bomanino Luigi
Piafanelli Quinto
Arnaud Giovanni
Concone Giambattista
Canavasso Costanzo
Cembalista ed accordatole
Porta Epaminonda.
Direttore della copisteria della musica
Minocchio Carlo.
Pittore scenografo — CANTONI FIERAMONTE.
J i atclnnisti Majat Giuseppe — Bottione Antonio
Attrezzista — Pollo Giuseppe.
Inventore e disegnatore dei figurini per le opere
e degli attrezzi
Pedrone Lorenzo.
Capo -Sarto e magazziniere — Fraviga Vincenzo.
Sarti f (^a uomo Barbagelato Giacomo
{ da donna Fraviga Vittoria.
Berettonare
Zanata-T inetti Felicita — Gallarati Maddalena.
Piumassaro — Pavesio Vincenzo.
Parrucchiere — Podio Giovanni.
Calzolaro — Bertone Giovanni.
Regolatore delle comparse e del servizio
del palco scenico — Bovio Carlo.
MtD mm d
Spiaggia in un’ isola deir Egeo. Da una parte il mare con
qualche naviglio; dall’ altra un colle su cui la torre del Corsaro.
Il sole è presso a volgere al tramonto.
SCENA PRIMA.
I Corsari parte sdraiati sali7 arena ,
parte intenti a varii lavori marinareschi ingombrano
la spiaggia. Le loro donne sono con essi.
Coro V iva il cor che non alletta
Lo splendor delle grandezze :
Onesta vita ad altri abbietta
Ci è feconda di dolcezze.
Spiri il zeffiro leggero ,
Frema il soffio aquilonar —
Corre libero il pensiero ,
Come il flutto in seno al mar.
Naviganti alla ventura
Disprezziam del ciel gli sdegni :
Nostra legge è la natura,
Sono i mari i nostri regni.
Sempre fieri e sempre arditi
Non ci assale alcun terror ;
E nel gaudio dei conviti
Han gli estinti eterno onor.
Corrado!... All’ opre nostre.
( Ritornano ai lavori ; le donne si ritirano)
SCENA li.
Corrado e i precedenti.
Corr. Ed ogni giorno
Parmi più abbietta questa vita , e indarno
Lotto a lasciarla ognor , ma non lo posso.
Un fatale poter mi tien travolto
Nell’ abbominio. E pur dall’ alterezza
Del cor sento che a reggere non nacqui
I figli della colpa ! Ahi , da che il cielo
Ripudiai , quanto me stesso abborro ! —
Solo T amor, Y amor per te, Medora ,
Questo amore immortai che mi consuma ,
Rattempra i miei rimorsi , e la mia vita
Fra F ira e il pianto fa parer gradita.
Re dei mari audace e fiero
Son terror dei naviganti :
Servon mille al mio pensiero ,
Treman tutti a me dinanti.
Atterrito invidia il mondo
Le mie glorie , i miei tesor ;
Mentr io qui nel cor profondo
Ho il rimorso punitor. [Appare una nave)
Coro Oh ! giunge una nave — F insegna vermiglia
V annunzia per nostra ; fissate le ciglia.
E quella d’ Anselmo.
[La nave si avvicina e getta C ancora. Anselmo
con alcuni Corsari scendono nel battello
e si accostano alla riva)
Che nuove recate?
V ha indizio di preda pei mari?
Corr. Cessate.
SCENA III.
Anselmo e i precedenti.
Corr. Che rechi, fratello ?
^NS* Sollecito un foglio
Che il greco esplorante sull’ alba mi diè.
( dandogli un foglio ; Corrado lo legge)
f. hr. (Che legge - non monta - del Turco l’orgoglio
Più a lungo impunito restare non de’. )
Compagni , la nave preparisi ancora :
Correte : fra un’ ora saremo sul mar. —
Ahi! forse domani dovran di Medora
Per me le pupille nel pianto nuotar !
Oh ! non ritorni in lagrime
L’ occhio gentil di lei -,
Mie le sue colpe furono.
1 suoi dolor sien miei.
Scaglia , o destin , la folgore
Su me del tuo rigor ,
Ma non voler più misero
Quell’ amoroso cor !
Coro Sciogliam pei mari, intrepidi,
Come alcioni il voi :
Avrem propizie 1’ aure
Poi che fìa spento il sol. ( Partono )
SCENA 1Y.
Medora venendo mestamente dal colle.
Corrado ov’è? L’ ho ricercato indarno
Per tutto il colle. Oh affanno! - ignora e i forse
Che di mille paure tormentose
È la mia solitudine ripiena ? —
Altrieri se non poss’ io narrarla a lui ,
S’ affidi al canto F amorosa pena.
Cara, segreta, ignota al sol, romita (*)
Vive la cura che m’ accende il cor 5
Risponde al tuo, se a palpitar F invita,
Poi , come pria , trema in silenzio ancor.
Arde simile a sepolcral facella
Lenta , non vista e d’ immortai virtù :
Ben la speranza può morir , non ella ,
Bench7 oggi è tìoca qual più mai non fu.
(*■) Togliamo dal Corsaro di Byron , dal quale abbiamo desunto
il presente argomento, questi versi leggiadramente tradotti dai
Nicolini.
*1
IO
Qualcun s' accosta ... esser colui poirìa ...
Oh gioia ! — è desso — esulta, anima mia !
0 tu , sospir mio tenero ,
Che palpitando io chiamo ,
Vieni e t’ udrai ripetere
Come t’ ho amato e t7 amo :
Mesta così più vivere
Lungi da te non so :
Vieni — co tuoi confondere
I miei sospiri io vo\
SCENA V.
Corrado e Medora.
Med.
CORR.
Med.
Corr.
Med.
Corr.
Med.
Corr.
Med.
Ah ! ti ritrovo alfìn.
Dolce Medora!
Perchè mi lasci solitaria e mesta ,
Mentre 1’ amarti è l7 unica mia gioia ?
Amami pur • dell7 avvenir t7 è pegno
Jutto il passato — il nostro amor fia eterno ...
Quale acerbo pensiero
Ti traversa la mente ?
Il cor rinfranca.
Di nuovo, or or — ma fia per poco — è d’uopo
Abbandonarci.
Abbandonarci or ora ?
Ahi ! mel predisse il cor!
Non temer nulla.
G ravi rischi non tento — al nuovo giorno ,
Spero , il sol brillerà sul mio ritorno.
Cedi cedi , e non lasciarmi
S7 egli è ver che m7 ami tanto ;
Non esporti ancor fra Y armi
Se non vuoi eh’ io resti in pianto :
Ciel piu vago e suol più ameno
L universo offrir ci può :
f uggiam tosto , e sul tuo seno
Notte e dì riposerò.
11
Corr. La tua vita incerta e mesta f
Generosa creatura ,
Più crudele e più funesta
Rende a me la mia ventura.
Per mia colpa , o giovili core ,
Molto hai pianto , io ben lo so ;
Ma i sorrisi dell’ amore
A’ tuoi giorni renderò.
(A ode uno squillo , si radunano Anselmo, i
Corsari e le Donne ; la nave d1 Anselmo
si scioglie dall ’ ancora e dispiega le vele)
SCENA VI.
Coro Al mare , al mare ! tutte già stende
La sciolta nave le vele al vento.
Corr. Ciascuno è in punto ?
Coro Te sol s7 attende.
Corr. Spada e mantello.
Ans. Son pronti qui.
Corr. Al mare, al mare!
Med. Morir mi sento !
Corr. Addio !
Med. Mi lasci dunque così ?
Corr. Addio — fa cor — non piangere,
Ci rivedrem , ben mio !
A te costante e fervido
11 mio pensier verrà!
Med. Addio , sospir mio tenero ,
Con mesto allctto addio !
Fin eh1 io vivrò , quest/ anima
Tua , sempre tua sarà !
Anselmo e Coro
Salpa , salpa 5 il sol s7 asconde ,
L7 aura invita a navigar.
Salpa , salpa 5 in mezzo all1 onde
È la patria del corsar.
( Corrado abbracciata Medora , e i Corsari
salutate le loro donne , montano sulla nave.
Addio generale)
Cade la tela.
Giardini nel palazzo di Seid presso la rada di Corone;
in fondo si vede parte del golfo sparso di navi. È notte; le sale
ed il giardino sono illuminati a festa.
SCENA PRIMA.
Seid è assiso sopra un divano ,
circondato dai suoi. Capitani. Le Almas
li rallegrano coi loro canti.
Coro 11 allegratevi, o credenti
Nella legge di Macone ,
Sgombrerai! le greche genti
Dalle rade di Corone.
Ogni acciai* del Musulmano
Formidabil scenderà ...
Chi confida nel Corano
Vincitor ritornerà.
Seid Ben di guerra a un sol mio grido
Si vedran fuggir distrutte ,
Prodi miei , da questo lido
Del Corsar le genti tutte.
Render mia la mia contrada ,
Ritornarla in libertà
Io giurai per la mia spada ,
lo giurai pel sommo A 1 1 à !
lo
SCENA. IL
Gulnarà seguita dalle schiave , e i precedenti .
Coro Chi è mai costei che tacita
In sì cupa mestizia a noi s7 avanza ?
Di gemme al fronte è splendida ,
E come Peri è bella alla sembianza.
Seid Suoni concorde il plauso 5
La ben venuta è F angiol del cor mio.
Coro Addio , serbata all7 estasi
D7 eccelso amor , gentil Gulnara , addio !
Seid Confida, o bella , al facile
Canto le vaghe fantasie del cor.
Coro Sposa agli accordi , o tenera ,
La patetica tua voce d7 amor.
Guln. Lieto chi vive , beato il petto
Dalle dolcezze d7 un puro affetto :
Lieto chi acceso d7 amor sospira ,
Vergine F alma d7 affanno e d7 ira.
Più che dei fiori gli effluvii cari
r, ’l • ° 1, . .
E il sospir grato d un giovm cor -,
Più che le perle dei nostri mari
Ha pregio un dolce bacio d7 amor.
Coro E tu , Gulnara , sei ben felice ,
Chè ha culto e onore la tua beltà.
Guln. ( Io sono schiava , nè amar mi lice :
Amor non vive che in libertà. )
Son molto cari per le gentili
Figlie de7 chioschi serti e monili ,
Son lor diletti profumi e fiori
Più che le gioie dei primi amori.
Ma chi ha sortito fra un paradiso
D7 aere e di luce più nobil cor ,
Ama un giocondo d7 amor sorriso
Più che le pompe , le gemme e i fior.
Coro E il dolce affetto del tuo signore
Rallegra sempre la tua beltà.
Guln. ( Oh ! F imperato bacio d amore
Rende abborrite le voluttà ! )
14
SCENA III.
Uno Schiavo e i precedenti ,* quindi Un Dervis.
Sch. Fuggito alle catene dei corsari
Chiede un Dervis parlarti.
Seid Inoltri tosto.
(Lo Schiavo parte ; poco di pòi entra rive¬
rente il Dervis )
IV onde ? o Dervis ?
Dervis Dagli antri dei pirati
Fuggitivo.
Seid Che pensan quei perduti ?
Non san che in breve incendierem lor nidi ?
Dervis Pascià , ben fiacco indagatore è Y occhio
D’ incatenato prigionier che piange
I suoi liberi giorni.
Però dal mio fuggir puoi tu raccorre
Che tema di periglio essi non hanno.
(/)’ improvviso vedesi il golfo rischiarato')
Seid Che fìa ? qual luce innalzasi dal golfo ?
(Sparo di cannone)
Oh tradimento! — All1 armi ! Ardon le navi...
Dervis ( Ahi ! troppo tosto i miei
Posero fuoco all’ inimica flotta ! )
Coro All1 armi , all’ armi ! ( Partono )
Dervis (trattenendo il Pascià) Arresta i passi tuoi.
Seid Che brami ?
Dervis 0 stolto , e chiedere mel puoi ?
Al furor che invan nascosto
Serbo in sen non mi ravvisi ?
Seid Che ? saresti ...
Dervis 11 mar frapposto
Ambidue ci ha mal divisi.
Seid Dei miei sensi in mezzo all’ ira
Di conoscerti ho sospetto ...
Dervis Sì , non erri — è ver — rimira
(gettando la tunica )
Chi t1 abborre , o maledetto.
15
Seid Tu il Corsari (con so?' presa)
Corr. Ben io — che anelo
Al tuo sangue ... (cavando il ferro')
Seid Tradi tor !
Corr. Cava il brando , e inferno e cielo
Sfiderem pugnando ognor.
( Seid snuda la sciabola )
Pugniam — dell’ ira il fremito
Nel gonfio cor non langue ;
Delle tue lunghe ingiurie
Dammi ragion col sangue !
L odio mortai comprimere
Più nel mio cor non so 5
Pugniam — svenare , o perfido ,
E maledir ti vo’.
Seid Pugniam — fra Y armi intrepido
Non ho terrori in volto •
Sfrena l’ insana rabbia ,
lo la disfido , o stolto !
Del pari aneli’ io t’ abbondino
Più che abborrir si può ;
Pugniam — colpire , o perfido ,
In mezzo al cor ti vo’.
Corr. Vibra pur.
Seid Guerra a morte !
Corr. 0 svenato
Al tuo piede, 0 su te vincitori (Si battono )
SCENA IV.
Capitani, Guahdie, Gulnara , Almas , Schiave e (letti.
Coro Ferma , audace , V acciaro snudato.
Seid Ei s’ arresti.
Coro Chi è mai il malfattor ?
Seid II Corsaro.
Tutti (con terrore) 11 Corsaro I
Corr. Son quello
Che vi fui di spavento sul mar.
16
Guln.
( Ei Corrado ! Sì altero e sì bello
Al sembiante , esser puote un Corsari)
Seid Dell’acciar sia spogliato l’insano.
Coro Rendi T arma.
Corr. Scostatevi — no.
Niun si attenti levar la sua mano —
10 Y acciar da per me deporrò.
E che ? d’ armati fra tanto stuolo
Temete forse eh’ io fuggir possa ?
Contro voi tutti pugnando io solo
Gli sdegni vostri potrò sfidar ?
Eccovi il brando — vi vendicate ;
(getta il ferro )
Sia qui dischiusa per me la fossa :
L’ uomo funesto che detestate
Senza un lamento saprà spirar.
Seid Corsar superbo , suonata è l’ ora ,
L’ ora bramata della vendetta •
De’ tuoi misfatti non ulti ancora
Or dèi la giusta pena portar.
Dall’ imo abisso cui sei caduto
Non può sottrarti che morte abbietta :
Muori incompianto — Dio V ha voluto — -
Le antiche offese densi scontar.
Coro Muori incompianto ! — Son parte estinti
Gli empi ministri de’ tuoi disegni ;
E gli altri aneli’ essi di ferri avvinti
Con te bentosto dovran spirar.
Fu per tuo cenno che in mare occulti
Arser la nostra flotta gl’ indegni ;
Or dèi la pena di tanti insulti
Con la tua vita , fellon , scontar.
Guln. ( A quel soave lampo del guardo ,
A quella vaga sembianza altera ,
No , non è vero che un cor codardo
Dentro al suo petto debba albergar.
Pur non so dire per qual malìa
11 cor per esso si affligge e spera;
Nè perchè aneli7 ella quest7 alma mia
Mesta e commossa tremante appar ! )
17
Seid Mal , Corsaro , hai tu sperato
Gir pei mari vagabondo ;
E impunito , o sciagurato,
Spaventar coll’ opre il mondo.
Or sei meco , e i tuoi tormenti...
Corr. Non seguir gli acerbi accenti.
Fiero e forte io durar posso
Al destili che m’ ha percosso.
Seid Temerario !
Corr. Che sei lento
A punirmi di tua man ?
Seid Che ? morir d’ un sol tormento
Brami forse? — oh, il brami invanì
No , sarìa la sollecita morte
Un ristoro dei lunghi dolori ;
D’ un supplizio più atroce e più forte
Vo* punirti , e d angoscie maggiori !
Non estinto , ma quasi morente
Lungamente oltraggiare io ti vo\
Coro No , sarìa la sollecita morte
Un ristoro dei lunghi dolori ;
Tu ben inerti un supplizio più forte ,
Nuovi spasimi , angoscie maggiori.
Il tuo sangue a rilento versato,
Scellerato, placarci sol può.
Corr. Perchè mai , vili schiavi , oltraggiate
Un nemico che ha un fremito ancora?
Oh! soltanto in morir rispettate
Chi v’ astrinse a tremare talora I
Io morrò , ma — chi sa ? — vendicato ,
Vendicato , o codardi , sarò !
Guln. ( Mentre ognun nel bollore dell’ ira
Lo minaccia con gioia feroce ,
Perchè mai dentro al cor che sospira
Di pietà mi favella una voce ?
Sventurato ! sì intrepido e forte
Alla morte sottrarsi non può ! )
( Partono )
Cade la tela .
Slanza nella torre di Seid : da un lato porta che introduce
agli appartamenti del Pascià ; in fondo uscio segreto che mette
alla spiaggia — È notte.
SCENA PRIMA.
Corrado dorme sdraiato sopra uno stramazzo.
Gulnara , schiusa la porta laterale ,
si avanza esitante con una lampada in mano.
Guln. Ei dorme — mentre lacrimando stanno
Sul suo destiti gli ocelli di tanti e i miei.
Oh , qual malìa mi fa costui sì caro ! —
Un sospiro 1 — ei ridestasi.
Corr. Chi vedo ! —
Ancor tu qui — che vuoi ?
Guln, Salvarti — ho tolta
Questa comma perciò del mio sonore ,
Che mi schiude ocni varco -, e compri e presti
Al mio voler son molti.
Corr. Ah ! tanto zelo
Turba , o Gulnara , un mio tenero affetto
Che al mondo io fea pensier , pria di vederti,
C1T unico fosse ....
Culn. Ami tu dunque un’altra?
Amala pur — che dico! — Ed io che t’ amo
Più della vita mia , più di me stessa ,
Lieta ed amata non sarò giammai !
19
CORR.
Guln.
Corr.
Guln.
Corr.
Guln.
Corr.
Guln.
Che ! tu m ami ? — Intesi il vero ,
Tanto amor per me t’ accende ?
Del mio sen mortai pensiero
I tormenti non comprende.
Parla ornai , nell’ alma mia
Le tue pene accoglierò.
Quel che il cor tacer vorrìa
Più nasconderti non so.
Benché in odio ad ogni gente
Questo cor non C ha abborrito ;
10 ti piansi amaramente
Nell’ udirti un reo bandito.
Poi nel dì che ti mirai
Perdei senno — et1 adorai.
Oh ! I1 amor che il sen m’ accende
Non ha speme nè desir
E nell’ anima risplende
Come face per morir.
Se tu sai che de’ miei giorni
La speranza è disparita ,
Perchè vuoi che in me ritorni
II desìo di questa vita ?
Fuggi , o cara -, agli occhi miei
Tutto sembra illanguidir.
Fuggi , ah ! fuggi , io non saprei
Rimirandoti morir.
No , t’ avanza un scampo estremo ;
Guarda il ferro che al sen premo.
Che vuoi dir ?
Vieni — un naviglio
Ambidue nel porlo aspetta —
11 Pascià là chiude il ciglio ...
Va — compisci la vendetta.
( dandogli il pugnali ]
Eccoti — un colpo — e subito
Salvi sarem , Corsaro ;
Altro in quest7 ora orribile
Non v7 ha per noi riparo —
L7 impugna — il vibra e salvaci
Dall7 odio suo mortai.
20
Corr. Ah ! così vile e perfido ,
Donna , non fui giammai :
In campo aperto , intrepido ,
Sempre 1’ acciar trattai !
Nè so curvarmi a stringere
Il traditor pugnai.
Guln. Ben proverò se il sappia
Mia man trattar — qui tu
Per poco attendi — o liberi ,
0 non vedremci più !
[Entra nelle stanze di Seid )
Corr. Sparve — che tenta ? — e perdere
Può senno e cor per me ?
( Dopo brevi istanti ritorna Gulnara colla
veste macchiata di sangue . Ella schiude
r uscio segreto ; balte le mani ed accorrono
schiavi e corsari )
Guln. Tutto è compiuto — seguimi ,
Fuggiamo — ei più non è ...
Mi costi assai — non fremere ,
Ti svelerò il mio cor.
Corr. Per te salvato ! — Ah , sembrami ,
Cielo , eh' io sogni ancor !
Coro Fuggiam pria che ridestisi
Il musulman furor. ( Partono }
SCENA II.
Spallo sulla vetta del colle dov’ è la torre del Corsaro.
Medora in delirio , e le sue Ancelle.
Coro Son più dì, la poveretta ,
Che piangendo attende e spera :
0 Signor , sia benedetta
Oggi almen la sua preghiera.
La bellezza del suo volto
Ogni dì languendo va -,
E lo spirito sconvolto
Più fe rmezza in lei non ha.
21
Med. Il terzo giorno è volto — ed ei non giunge ,
Sebbene lieve il vento , il mar fu calmo. —
Voi non parlate — Orsù , di lui novelle :
Rispondete , dov’ è ?
Coro Cara , n è ignoto.
V’ è alcun però che non estinto il dice :
Ferito il crede , prigionier — ma vivo.
Med. No , non è vero , esser non può. Nessuno
Ha cor che basti a imprigionar Corrado. —
Guardate — ecco una vela — alfin ei riede :
Il core che per lui piange e sospira
Me lo predice.
Coro Misera , delira !
Med. 0 vaga luce del viver mio ,
Conforto e gioia de’ mesti dì ,
Se m’ ami ancora qual t’ amo aneli’ io ,
Perchè mi lasci sola così !
Sulla mia fronte giovine e mesta
Spenta è la pompa dei vaghi fior ;
Solo e appassito tuttor vi resta
Appena quello del primo amor.
Coro Povero cor , del lacerato affetto
La piaga acerba diverrà mortai.
Med. Egli non giunge , e nell’ affranto petto
Sento mancare la virtù vital.
Ah ! quando gelido
Sarà il mio core ,
Vien presso il tumulo
Dov7 io sarò.
E solo in premio
Di tanto amore
Spargi una lagrima
Per chi t’ amò.
Coro Giunta è una nave — ascendere
Si vede un uom — chi fìa ?
Med. È desso — oh immenso giubilo ! ...
/
\
I
SCENA ili.
Corrado e le precedenti .
Corr. Son io , Medora mia. ( abbracciandola )
Vieni al mio seri , V inebria
Dei tuoi trasporti ancora 5
Pietoso alle lue lagrime
Mi rende il cielo a te !
Mrn. Stringimi , o caro , ah ! stringimi
Fra le tue braccia ancora ,
Sia benedetto P angelo
Che ti condusse a me !
Come dai ceppi libero ?
Corr. Per la pielade altrui.
^JEI)- Dimmi, per chi ?
SCENA IV.
Gulnara , Corsari e 1 precedenti.
Corr.
Mf.d.
Guln.
Med.
Guln.
Rimirala ,
Salvo per essa io fui.
Per lei — che intendo ! — oh smania !
Come ? — - tu tremi !... (, a Gulnara)
( Ahimè ! )
Gran Dio, quel sangue... ah!... {clan do indie¬
tro in iscorgere la di lei veste insanguinata )
Ascoltami :
Sai di chi sangue egli è ?
Non scostarti — condannarmi
Ponno il cielo e il mondo intero :
Ma tu devi perdonarmi ,
Tu che leggi il mio pensiero.
Se una colpa tenebrosa
Non pesasse su di me,
Di’ , saresti ancor la sposa
Di quest’ uom eh’ io torno a le ?
Med.
CORR.
( >()RO
Med.
Guln.
(Ìorr.
Guln.
Med.
Gorr.
Guln.
Med.
Guln.
Taci, taci: assai parlasti-,
Ben comprendo il tuo terrore :
Ma quest’ uom che liberasti
E il mio primo e solo amore.
Deh , non far che lacerato
Questo cor sia un dì per te •
Un amore sventurato
Più del mio quaggiù non v’ è !
Sciogli il dubbio dal tuo petto
Se a te caro io son qual fui :
Nè voler col reo sospetto
Raddoppiar le angoscie altrui.
Le ti accosta e la conforta,
Ella piange innanzi a te ;
Nel suo cor la gioia è morta ,
Sventurata e sola eli’ è!
Oh ! T accogli e la conforta
Se infelice e sola eli7 è !
Sventurata !
Or più che mai!
Quanto costi la mia vita
A costei tu ancor non sai !
Lascia pur eh’ io sia abbon ita ( a Con .)
Dal suo labbro ed esecrata;
Ma tu qui non rinfacciarmi
Di queir opra scellerata.
Segui, segui.
Per salvarmi
Con un ferro il suo signore
Che dormìa percosse al core.
Non lo dir che il sen mi frangi ;
Troppo orrendo è il mio martìr.
Infelice ! ( commossa fino allo lagrime)
Ab ! se tu piangi
Sul tuo seno io vo’ morir.
JVT apri le braccia , accoglimi
Solo un istante al petto :
lo qui non vengo a frangere
Un corrisposto affetto.
Qual volontaria vittima
Vengo a espiar 1’ error ,
24
Ma, pria ch’io muoia, ispirami
Sensi pietosi in cor.
Mfd. 0 generosa vittima ,
Soffrir di più non dèi ;
Troppo , ah ! pur troppo misera
Per noi tu fosti e sei.
Vien , confondiam le lagrime ,
T apro le braccia e il cor :
Meco sicuro ed ampio
Avrai ricetto ognor.
Corrado e Coro
Ti colmi il ciel di grazie ,
0 amata creatura,
Che con pietà benefica
Tempri la sua sventura.
Piangete insieme , o misere ,
Così congiunte ognor :
Le accomunate lagrime
Son refrigerio al cor. ( Partono )
Cade la tela.
Vestibolo di un castello diroccato : in fondo una torre
con un uscio ferralo.
SCENA PRIMA.
Entra Corrado sostenendo fra le sue braccia Medora
tutta atterrita e ravvolta nel mantello di lui. Egli
la rincora , e getta via il mantello che la ricopre.
Poco di poi Gulnara.
Corr. Terribil dì! Dei musulmani brandi
Su noi piombati è la vendetta orrenda
Compiuta ornai. Caddero spenti i miei ;
Strusse il fuoco il mio asii ; nè più mi resta
Dove occultar la donna del mio core.
Mei). Ab ! eh’ io muoia con te — ma non lasciarmi.
{Entra Gulnara)
Guln. No , non ti lascera — qui vi celate.
( additando la torre)
Corr, Ma tu ?
Guln. Di me che importa !
Med. 0 generosa !
Guln. Entrate , alcun s’ avanza. {schiude la porta
Med. Oh cielo ! della torre )
Guln. Entrate,
lo vi difenderò con la mia vita.
{Corrado e Medora entrano nella torre .
Gulnara chiude la porta )
9
Jmi
26
Deh ! guardateli , o cieli ! io che piangendo
Ardo per lui d’ un disperato amore ,
Io non chiedo al destin che di poterli
Rendere salvi e lieti — -e poi morire !
SCENA II.
Seid e Gulnàra.
Seid Tu morirai.
Guln. Gran Dio! Rabbrividendo')
Discerno il ver?... Seid !...
Seid Empia , son io. —
Son io T uom che t’ elesse sultana
Delle belle alla gioia serbate ,
Son io r uom che dormendo , o inumana ,
Trafiggesti con mani spietate.
Guln. Per mio strazio e supplizio maggiore
Fin gli estinti ritornano in vita !
Seid Del pugnai che scagliasti al mio core
Non fu , o cruda , mortai la ferita.
Guln. Me punisci, disfrena lo sdegno,
Sostener più la luce non so.
Seid Tu morrai , ma col complice indegno
Mortalmente percuoter ti vo\
Di’ , in qual luogo il Corsar si nasconde ?
Ov’ è desso , perversa , tu il sai.
Del tuo labbro V ardir si confonde ?
Parla , parla , o trafitta cadrai !
Io lo voglio in mia mano , lo senti ,
Te Y impongo ; rispondi , dov è ?
Parla , parla — o i più crudi tormenti
Apprestati saranno per te.
Guln. Me trafiggi , ov’ è desso m’ è ignoto ;
Chiedi ad altri e saper lo potrai :
Ma un tal luogo se fossemi noto ,
No , da me noi sapresti giammai !
Tu puoi darmi qualunque tormento ,
Puoi scagliar mille morti su me ,
Ma piuttosto che dirti un accento
Trucidar lascerommi al tuo piè.
Seid Non vuoi dirlo ?
Guln. Noi so.
Seid Da me stesso
Scoprirò dove 1’ empio fuggì... (aggirandosi)
Ma che vedo! — un mantello... è ben d’esso.
Guln. Oh ! no , no.
Seid Lo comprendo , egli è qui.
(i mostrando la torre )
Guln. Oh destin ! che farò per salvarlo ?
Seid Yien , mi segui.
Guln. (trattenendo io) Possibil non è.
Seid Te f impongo , mi guida a trovarlo ,
In mia mano lo voglio da te.
Guln. Non sarà mai — trafiggimi ,
Pietà , pietà di lui :
Su me , signor , ti vendica ,
L’ empia soltanto io fui.
lo non mi prostro in lagrime
Non vo’ per me pietà :
Per le mie colpe orribili,
Lo so , perdon non v’ ha.
Seid Tu P hai sottratto , o perfida ,
Dalla fatai sua sorte ;
E tu per tuo supplizio
Dovrai condurlo a morte.
Se nel suo cor quest’ empio
Sensi non vili avrà ,
Al fiero appello accorrere
Tosto fra noi dovrà.
Se un vii non sei , presentati ,
( gridando e cavando il pugnale)
0 qui costei morrà.
Guln. Taci.
SCENA IH.
La porta si schiude , Corrado vorrebbe uscire ,
ma n è impedito da Medora.
Med. T’ arresta.
Corr. Lasciami. — (le sfugge)
Ferma il pugnai , pascià.
c2$
Tempra la stolta rabbia ,
Sospendi il colpo , o crudo ;
Se d’uopo hai d’ una vittima
lo t’ offro il petto ignudo.
Salva costei, ten supplico
Prostrandomi al tuo piè. —
Sangue se chiedi , o barbaro ,
Sangue tu avrai da me !
Seid Ambo cadrete , o perfidi ,
Svenati innanzi a me.
Guln. Io fui la rea , trafiggimi !
Meo. Pietà di lui ... di me. {s'ode rumore )
Chi vien ! ( atterrita )
Voci interne Morte ai codardi !
Guln. Cielo ! fuggite ...
SCENA ULTIMA.
Soldati Turchi , Popolo Greco , e i precedenti.
Coro È tardi.
Seid Ambo a morir si traggano.
Med. Oh deplorabil dì!
Corr. Or ben , s’ affretti il termine
Cui mi condanna Iddio :
Le colpe mie si debbono
Scontar col sangue mio. —
Ma se lasciarti in lagrime ,
Dolce amor mio dovrò ,
Non maledir quel misero
Che più del ciel t’ amò !
Med. Grazia — su me ti vendica,
Ma salva la sua vita.
Guln. Salvalo, e in core, o perfido,
M’ apri mortai ferita.
Seid Frenate , o stolte , i gemiti ;
D’ entrambi il sangue io vo1.
Med. Guln. Tronca i miei giorni , o barbaro ,
Ma i suoi risparmia ...
No.
Seid
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Medora , Gulnara e Donne
Dunque , o crudel carnefice ,
Non hai pietà nel cor ?
Seid e Coro
Ambo a morir si traggano ,
Grazia non v’ ha per lor.
( Corrado rassegnato si accosta a Medora
e i ’ abbraccia
Cara, un amplesso — ahi ! 1’ ultimo ...
Il cor mancando va!
Corrado e Medora
Come immortale è 1’ anima ,
Tal T amor mio sarà !
Gulnara e Donne
I vostri affanni , o miseri ,
La morte scioglierà !
Seid e Coro
Perano gli empi , ah ! perano !
Gloria al possente Affa !
(/ Turchi traggono a morte Gulnara e Cor¬
rado , strappandolo dal seno di Medora ,
la quale sviene in braccio alle donne . —
Cade la tela)
Fine del Dramma.
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(ìli spagnuoli a rasi
AZIONI eOBEOGB&FICA IN CINQUI QUAIDBI
DI
FILIPPO izza
ARGOMENTO
Regnava a Tunisi lìluley Mohamed nei primkmm
del secolo XVI , tempo in cui gli Stati Moreschi
dell’Africa settentrionale erano in timor grande della
potenza crescente della Spagna. Arudge od Aruccio
Barbarossa , famoso corsaro , posta area sua stanza
in quella città , e fatto si era non debole appoggio
al vacillante trono di Muley. Ma non poterono le
unite loro forze resistere alla poderosa armata che ,
per purgar quei mari , allestirono gli Spagnuoli ,
e diressero contro Tunisi , che cadde e aperse le porte
al vincitore. Accordò questi la pace a condizione che
il superbo Muley gli concedesse in isposa la propria
figlia , e costui , secondato dal feroce Arudge, trar
da ciò sperava un mezzo di pronta vendetta , ma
fallì il colpo , e trionfarono gli Spagnuoli.
Su questi fatti ed altri episodii, indispensabili per
lo sviluppo dell ’ azione , è fondato il presente ballo
che l’ umile Compositore offre ad un Pubblico quanto
illuminato altrettanto cortese.
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PERSONAGGI
ATTORI
MOHAMED, Bey diTunisi. Montani Lodovico
HAISALK. , sua figlia. Montani Gesualda
ARUDGE BARBAROSSA, Cuccoli Angelo
amante non corrisposto
di Haisalk.
OSMAR, Generale Turco. Pinzuti Agrippa
D. ALVARO DE SAN- Schiano Vincenzo
DRES, Comandante ge¬
nerale deiresercito spa-
gnuolo.
D. PEDRO DE SANCHEZ, Massini Gaetano
Generale Spagnuolo.
HADEM , Confidente di V a retti Augusta
Haisalk.
MUFTÌ’ , Sacerdote Tu¬
nisino.
UN CARCERIERE.
Porello Giuseppe
Grandi del regno di Tunisi
(Jffìziali e Soldati Tunisini — Uffiziali e Soldati
Spagnuoli — Damigelle — Popolo — Eunuchi
Sacerdoti , ecc. ecc.
L azione è in Tunisi e nelle sue vicinanze.
L epoca è nel secolo XVI.
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QUADRO PRIMO*
Accampamento degli Spagnuoli sotto le mura
dì Tunisi .
Festeggiasi il trionfo degli Spagnuoli. Moliamed ed
Arudge sono tra i prigionieri e celano ad arte Io
sdegno e Y avvilimento da che son presi. I grandi
del regno prostrati dinanzi al vincitore D. Alvaro gli
presentano le chiavi della citta , e chieggon pace.
Esce intanto dalla città la bella Haisalk seguita da
Hadem e da altre damigelle. La fama del valore e
dell’ avvenenza del giovin duce spagnuolo non era
giunta menzognera ad Haisalk, che nel presentarglisi
non può che a stento nascondere Y emozione che ne
prova. Ella implora dal vincitore la libertà del padre
e de’ suoi. Alvaro ammira la bellezza e le grazie di
Haisalk , e accorda la pace a condizione che i vinti
assoggettinsi alle leggi spagnuole. Innalza a tal uopo
la sua bandiera : giuran tutti , tranne Mohamed
e Arudge che fremono di soppiatto. D. Alvaro , vinto
dall’ avvenenza di Haisalk , rende la libertà a Mo¬
hamed purché gli conceda la mano di sua figlia.
Gioia di Haisalk: indignazione di Mohamed; ma
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Arudge lo consiglia astutamente ad accondiscendere.
Si celebra la pace con liete danze , finite le quali
D. Alvaro entra trionfante nella città alla testa del
numeroso suo seguito. Haisalk segue fra le sue da¬
migelle il vincitore nel massimo trasporto di gioia.
Rimangon soli Mohamed e Arudge , e van mac¬
chinando un’ orribile vendetta. Arudge dichiara che
Haisalk sola può compirla intera , penetrando nell’ ap¬
partamento di D. Alvaro , e svenando quel superbo
quando sia immerso nel sonno 5 e si riserba la cura
di sollevare il popolo e sterminare i nemici. Approva
Mohamed questo progetto , abbraccia Arudge e pro¬
mette di dargli la figlia appena sarà spento 1’ odiato
Spagnuolo. Pieno V animo di tale divisamente , par¬
tono per eseguirlo.
QUADRO SECONDO»
Gabinetto di Haisalk . n
La giovinetta entra accompagnata da Hadem e dalie
altre sue damigelle che si rallegrano per le prossime
sue nozze , e mentre essa è intenta alla toeletta , le
danzano scherzosamente d’ intorno. Giungono Moha¬
med e Arudge. Hadem e le damigelle si ritirano. 11
padre abbraccia con tenerezza la figlia, e le palesa esser
giunto il momento di salvar la patria, e riporre sul trono
i! suo genitore ... ma prima di svelarle il segreto ,
chiede ad Haisalk un solenne giuramento di eseguire i
suoi cenni. La giovinetta giura . . . Mohamed brandisce
allora un pugnale, e, consegnandolo alla figlia, le
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impone d’ immergerlo nel seno a D. Alvaro, allorché
sia in preda al riposo , per dar poi la mano ad Arudge
che r ama teneramente. Inorridisce Haisalk, e il ferro
le cade di mano. Arudge le ricorda il giuramento fatto
al padre di eseguire scrupolosamente i suoi cenni ,
e la rimprovera di amar meglio farsi sposa di un
nemico della patria che accondiscendere alle affettuose
sue brame. Haisalk risponde ad Arudge che mori¬
rebbe piuttosto che farsi sua. Mohamed inveisce con¬
tro la figlia che in atto supplichevole si è prostrata a’
suoi piedi. Giunge D. Alvaro. Mohamed fa un rapido
cenno ad Haisalk di tacere , nasconde prontamente
il pugnale , e simulando s’ inchina allo Spaglinolo.
Questi , osservando 1’ angoscioso stato di Haisalk , a
lei ne chiede il motivo , ma astutamente frapponen¬
dosi Mohamed gli annunzia tutto esser pronto per il
rito nuziale. Gioisce Arudge nella speranza che sarà
compita la vendetta. Partono tutti.
OMPRO TJER3E©®
Piazza di Tunisi. Jn fondo moschea .
1 Yono da un lato.
Le truppe Spagnuole e Tunisine sono intorno
schierate. Giungono gli spoSi seguiti da Mohamed , da
Arudge , e da numeroso corteggio. Ognuno fa a gara
in rendere omaggio agli sposi. Muftì reca nel mezzo un
ara. Haisalk si prostra per rinunciare alla sua fede. Muftì
le toglie dal capo il velo e il turbante , lo arde , e
quindi rialza Haisalk e l’ abbandona fra le braccia
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dello sposo. Questi le pone sul capo una corona di
iiori e la guida sotto le sue bandiere. Fremono Mo-
liamed ed Arudge, ma fingendo calma assidonsi presso
al trono a cui salgono gli sposi. Festeggiasi il fausto
avvenimento con liete danze , terminate le quali par¬
tono gli sposi fra le generali acclamazioni , accompa¬
gnati dal seguito e da Mohamed. Arudge rimane ad
arte per radunare a sè d’ intorno molti de’ suoi più
fidi, eper animarli a difendere la patria e a rivendicarsi
in libertà. Impugna a tal uopo una bandiera spa-
gnuola , e furioso la calpesta. Sventolano i Tunisini
i proprii stendardi , e giurando di darsi tutti alla di¬
fesa della patria, partono animosi preceduti da Arudge
che ne è ebbro di gioia.
QUADRO QUARTO*
Stanza nell1 appartamento di Haisalk.
Larga finestra che volge verso i giardini.
Da un lato alcova con cortine.
Accompagnata dalla fedele Hadem entra Haisalk per
darsi al riposo. La damigella parte. Un orribile ura¬
gano scoppia poco dopo. L’ atterrita giovinetta si
prostra. Guardingo intanto si avanza Mohamed. Haisalk
si avvia verso 1 alcova , md il padre V afferra per un
braccio , e imponendole silenzio , brandisce il pugnale
e le ricorda esser questo il momento della vendetta.
Frega invano la donzella: il padre implacabile al rifiuto
di lei , giura di uccidere D. Alvaro di propria mano.
Haisalk vedendo sì risoluto il padre , e sperando di
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poter salvare lo sposo , finge di accondiscendere agli
infami di lui progetti. Mohamed si frena e le consegna
il pugnale. Odesi rumore. Haisalk invita il padre ad
allontanarsi. Giunge D. Alvaro , e corre ad abbrac¬
ciare la sposa 5 ma quella confusa ed atterrita non ha
forza per corrispondere agli affettuosi di lui tra¬
sporti. Un nero sospetto avvelena ad un tratto la
gioia di D. Alvaro , che prendendole la mano si av¬
vede del pugnale eh’ ella tenta invano di nascondere :
già furente si allontana e sguainando la spada le im¬
pone di non appressategli ; ma ella si getta a’ suoi
piedi , assicurandolo di aver strappato quel ferro
di mano ad un crudele che quivi erasi introdotto
per tórgli la vita. Sorpreso D. Alvaro le chiede il
nome di quel ribaldo. Ella protesta di aver giurato
di non palesarlo , e prega lo sposo a porsi in salvo.
In questo punto si avanza Mohamed. Haisalk rad¬
doppia le sue istanze perchè D. Alvaro si sottragga
al pericolo che lo minaccia. Scopre allora costui
T infame disegno di Mohamed e 1’ innocenza di Hai¬
salk, e facendosi scudo alla donzella , si avanza ardito
contro Mohamed e gli chiede che brami a queir ora
e in quel luogo. Questi risponde che chiede la testa
di lui e quella della sua figlia. Haisalk prega per lo sposo,
ma Mohamed la respinge e le misura un colpo di
scimitarra sul capo che vien vigorosamente riparato
da D. Alvaro. Alcuni uffiziali tunisini si avventano
contro 0. Alvaro , che non vedendo altro scampo si
salva colla fuga. Mohamed vorrebbe inveire contro
la figlia , ma Hadem e le damigelle ne la sottraggono.
Ella vien divelta dalle braccia delle damigelle e tratta
al carcere. Mohamed parte seguito dai suoi uffiziali.
OIJAimO QUINTO.
Vasto e oscuro sotterraneo. Gran porta j errata
in fondo.
Trascinata dalle guardie si avanza Haisalk. Per or¬
dine di un uffiziale viene aggravata di catene. Il carce¬
riere che eseguisce il comando è commosso dallo
stato infelice della figlia del suo signore , e ne chiede
ansioso il motivo. Entra Arudge con alcuni de7 suoi,
gioisce , e prende a scherno quella sventurata. Ella
rianima il suo coraggio , e gli rammenta che a lei
sola ei deve la vita , e il rimprovera che a tanto be¬
nefizio corrisponda con un azione sì inumana. Arudge
indispettito le fa vedere la > ciarpa che D. Alvaro ha
perduta fuggendo , e le fa credere eh1 ei più non
è • poscia le presenta un laccio , dicendole esser
questo a lei destinato. Ad un suo cenno le son tolti
i ceppi. Il carceriere eseguisce , osserva , e mostra
di aver compreso il tenore di questa trama infernale.
Arudge fa allontanare i suoi seguaci. Si scosta pure il
carceriere , ma non perde d’ occhio la vittima infelice.
Rimasti soli Arudge e Haisalk , quegli le palesa esser
pronto a salvarla se accondiscende ad esser sua.
L’ infelice è in preda alle più crude ambascie , allor¬
ché odonsi da lungi replicati colpi di cannone. Scen¬
dono precipitosi alcuni ufiiziali con faci , e annun¬
ziano la sconfitta del loro esercito per opera di I).
Alvaro che già entra vittorioso nel reale palazzo. Giu¬
bilo improvviso di Haisalk alla nuova che il suo con¬
sorte è in vita. Furore di Arudge, che snuda la
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scimitarra per uccidere Haisaik 5 ma il carceriere gli
strappa destramente 1’ arma di mano , e lo ferisce.
Giunge intanto disperato e ansante Mohamed cer¬
cando uno scampo -, ma già crolla la porta, ed entrano
furibondi gli Spagnuoli con spade sguainate e con
faci accese. Arudge spira. D. Alvaro sta per trafiggere
Mohamed ; ma dona la vita di lui ai preghi della
consorte, che stringe nelle sue braccia.